Questa sera verrà il bello! La decimazione di Santa Maria la Longa. Brigata Catanzaro

Giulia Sattolo

  Giulia Sattolo, nata nel 1980 è originaria di Santa Maria la Longa. Nel 2006 ha conseguito la laurea in Lettere, indirizzo storico – moderno con la tesi La fucilazione della Brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa. Storia e memoria che ha riscosso un notevole interesse fra gli storici ed è stata presentata in diverse località sia a livello regionale che nazionale. Già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Lingue Letterature, Comunicazione, Formazione e Società (DILL) dell’Università degli Studi di Udine per il progetto Repubblica della Carnia 1944. Turismo della memoria, è stata coordinatrice storica della mostra sulla Grande Guerra a Cividale del Friuli Frammenti di Memorie. Cividale del Friuli e la Società Operaia durante la Prima Guerra Mondiale. Ha realizzato diversi studi riguardanti sia la violenza e gli stupri di guerra perpetrati alle donne durante il primo conflitto mondiale sia ai figli della guerra ed agli orfani di guerra. Argomenti che attualmente tratta in diversi convegni e in trasmissioni radio. Ha collaborato con la rivista «ID. Informazione Difesa del Ministero della Difesa» con due saggi storici: Gli orfani della Grande Guerra in Friuli e nella Venezia Giulia e I ragazzi del ‘99 editi poi in Grande Guerra. Un racconto in cento immagini, Stato Maggiore della Difesa, Roma, 2018. In qualità di esperta storica della rivolta seguita dalla decimazione e dalla fucilazione della Brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa avvenuta il 16 luglio 1917, ha partecipato al docufilm Non ne parliamo di questa guerra, per la regia di Fredo Valla, prodotto dalla casa di produzione cinematografica Nefertiti Film. Attualmente è coinvolta negli eventi commemorativi indetti a livello regionale per commemorare il centenario della Grande Guerra e tiene diverse serate storiche e partecipa a convegni in cui presenta i suoi lavori di ricerca.      
3 Giugno 2020

Questa sera verrà il bello!

La decimazione di Santa Maria la Longa. Brigata Catanzaro

 

 

L’estate del 1987…

 

Il mio legame con la Brigata Catanzaro risale a molti anni fa e ha dell’incredibile. Sono originaria di Santa Maria la Longa che è ancora il mio paese.

Era l’estate del 1987: la mia prima estate in cui sapevo leggere e scrivere.

I nonni abitavano nella grande casa di fronte alla colonna della Berlina, dove da una parte si va verso la chiesa e dall’altra passa la strada statale, poco lontano il vecchio mulino. Di lato il torrente detto Brentana.

Quell’estate dai nonni non c’era solo la magia di cucinare assieme la nonna Aurora, preparando il pane con lei, non c’era solo il profumo delle verdure raccolte la mattina presto nell’orto, non c’erano solo i giochi con il mio amato cagnolino Pippo, ma mi attendeva anche qualcos’altro.

Nel frattempo tutto quello che si poteva leggere, io lo leggevo ed ero fiera nonché orgogliosa di aver imparato. Un giorno trovai una rivista dal titolo Storia Illustrata risalente al 1981 che, sulla copertina riportava il titolo Soldati che si ribellano sono fucilati a Santa Maria la Longa.

Iniziai subito a leggere, non capivo proprio tutto, ma la data era quella del 1917…Settanta anni prima…Lessi bene l’articolo dettagliato realizzato del giornalista Antonio Pitamitz il quale, all’epoca, venne in paese a documentarsi. Intervistò anche due persone che la guerra l’avevano vissuta e che volevano parlare di questo tragico fatto. Avevo appreso che questi soldati erano a riposo nei baraccamenti lungo la statale, si spidocchiavano nei fossi, molto probabilmente lungo il Brentana, e che vennero fucilati nel cimitero civile di Santa Maria la Longa dedicato a “Santa Cecilia”. Non si conoscevano i nomi di questi soldati.

Sconosciuti volutamente dimenticati.

Per arrivare al cimitero, se si giunge dalla statale ma anche dalle altre strade, bisogna per forza passare davanti alla casa dei nonni. E il Brentana è lì…

Subito sono corsa dalla nonna per chiederle se lei sapesse qualcosa. Lei, classe 1921, non era ancora nata nel 1917 ed era originaria di un paese di un comune limitrofo che è il primo paese abitato dopo il camposanto: Merlana di Trivignano Udinese.

Quante coincidenze!

In cucina, dove regnava il profumo del sugo del pomodoro con il basilico, sono andata con la rivista aperta sulle pagine interessate. Le ho mostrate alla nonna e le ho chiesto cosa fosse successo, chi fossero questi poveri signori ma soprattutto: perché?

La nonna mi guardò e mi disse: “La guerra è brutta. Ed è guerra. Non è altro. Nini.”

Io però richiesi: “Ma chi sono questi signori?”

Lei rispose: “Questi signori sono povera gente mandata a morire.”

Allora, prima di chiudere la rivista, arresa e spiaciuta, dissi: “Nonna, ma perché non si sanno i nomi. Perché qui dicono che nessuno ne ha mai parlato? Poveri questi signori…Un giorno sapremo, vero nonna chi sono?”

Lei mi guardò dritta negli occhi e, con il suo stile che solo chi l’ha conosciuta sa, fra l’amorevole, il deciso e fra chi possiede una forte sana fede, mi disse, come sentenziando:

“Nini, la verità esce sempre. Vedrai che un giorno si saprà tutto. Non ti preoccupare.”

E da quel momento partì il mio legame con i miei ragazzi, i miei fanti della Brigata Catanzaro.

L’avvio delle ricerche storiche

 

Nel 2003, in vista della tesi prof. Umberto Sereni, Ordinario di Storia contemporanea presso l’ateneo di Udine, mi chiese durante un colloquio (sapendo bene dove risiedessi) cosa fosse accaduto a Santa Maria la Longa durante la Grande Guerra. Candidamente, elencai principalmente la presenza di due poeti Ungaretti e D’Annunzio. Ma lui incalzava.

Nel mio animo in realtà pensavo: “Davvero il prof. mi sta chiedendo quella vicenda?”

Dopo un po’ di esitazione gli dissi, pensando pure di sbagliare, dei fatti della Brigata Catanzaro avvenuti a Santa Maria la Longa nel luglio del 1917.

E lui immediatamente mi disse: “E le pare poco?”; infine mi chiese cosa sapessi di quei tragici fatti.

In realtà non sapevo molto ma, le pagine di Storia Illustrata erano ben impresse nella mia mente. Timidamente gli accennai di quel poco che conoscevo; gli raccontai brevemente di come avessi avuto modo di apprendere quelle notizie da quella rivista storica che lui conosceva benissimo.

Mi disse che proprio da lì bisognava partire.

Iniziai, in tale modo da quel momento, a condurre le ricerche storiche che furono un cammino lungo ed irto di ostacoli necessari per ricomporre la storia della famosa rivolta della Brigata Catanzaro avvenuta a Santa Maria la Longa la notte fra il 15 ed il 16 luglio 1917, conclusasi tragicamente con una fucilazione sommaria e con una decimazione.

 

I motivi della rivolta

 La rivolta non fu di stampo politico o un rifiuto di tornare al fronte.

Anzi, la Brigata Catanzaro fu fra le più valorose: si meritò motu proprio del Re due medaglie una d’oro e l’altra d’argento; fu sempre in prima linea e sempre sacrificata.

Le licenze non venivano concesse da troppo tempo, le condizioni dell’esercito erano disumane e la vita di trincea era un vero e proprio Inferno in terra: un logoramento spietato della mente e del corpo.

I fanti chiedevano solamente un periodo di riposo che, per un’altra volta venne promesso e per l’ennesima volta non fu mantenuto.

Il motivo principale della rivolta fu questo. Si racconta che poco prima dell’inizio della sommossa i fanti, in paese, andavano dicendo: Questa sera verrà il bello! Da qui il titolo del libro.

Un esercito di uomini sottratti alla loro terra che videro la loro vita stravolta e calpestata; uomini costretti ad impugnare un fucile per combattere una guerra voluta dagli Imperi dalle mire espansionistiche, dai grandi industriali e da chi temeva che, un giorno mai, chi fosse leggermente istruito si potesse affiliare alle file del socialismo e facesse una rivoluzione. Una guerra che doveva essere lampo, ma dove invece i giorni diventarono settimane che si trasformano in mesi e che mutarono in anni. Il conflitto assunse ogni ora di più i contorni di una strage, di un massacro, di uno sterminio umano: una guerra logorante di trincea.

Giorni trascorsi nel fango, con i topi e i pidocchi, con i cadaveri dei tuoi amici che ti fissano e tu impotente che non puoi fare nulla. Lontano da tutto e da tutti. Un’alienazione totale che distrugge e che annienta. Attendere ordini per partire all’assalto per conquistare pochi metri di terra.

I fanti della Brigata Catanzaro che a Santa Maria la Longa persero la vita furono 28. Ma contrariamente a quello che si è detto per troppo tempo i fucilati sono 16 e 12 sono i morti durante la rivolta.

Dopo molte ricerche, si è concretizzato l’obiettivo di ridare un’identità ai fanti che vennero fucilati. Per quasi un secolo ci sono stati solo corpi senza nome e nomi senza corpo.

Di questo ringrazio il mio carissimo e stimatissimo amico, lo storico Mario Saccà di Catanzaro che, un anno dopo la conclusione dei miei studi è riuscito a trovare i nominativi dei fucilati.

Ora, dopo un secolo, è arrivato il momento di levare loro l’onta ingiusta di traditori, disertori riabilitandoli, ridandogli la loro dignità e il rispetto dovuto.

E’ importante non dimenticare quanto accaduto un secolo fa. Ricordare, capire, commemorare, portare la memoria affinché non accada mai più. Questo è il primo passo che tutti dobbiamo fare. Essere grati a tutte queste persone, perché prima che soldati sono stati esseri umani che si sono ribellati coraggiosamente ad un sistema malato ed ingiusto.

 

Questa sera verrà il bello!

La decimazione di Santa Maria la Longa. Brigata Catanzaro

Link al libro: https://avianieditori.com/prodotto/questa-sera-verra-il-bello-la-decimazione-di-santa-maria-la-longa/

 

Altri link:

https://www.oltreconfine-ww1.eu/16-luglio-1917-la-fucilazione-della-brigata-catanzaro-a-santa-maria-la-longa/

 

Questa sera verrà il bello!

La decimazione di Santa Maria la Longa. Brigata Catanzaro: l’evento

La decimazione di Santa Maria la Longa. Brigata Catanzaro:rassegna stampa

 

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Caporetto e il Centenario della Prima Guerra Mondiale

Redazione

19 Novembre 2018

Battaglia di Caporetto: PrimaGuerra Mondiale

-Si può davvero parlare di disfatta?-

Il 24 ottobre 1917, dopo un bombardamento tambureggiante durato tutta la notte, gli austro-tedeschi attaccarono al mattino. Sfondarono il fronte italiano della II armata a Plezzo e a Tolmino, grazie anche all’impiego dei gas asfissianti. Da qui risalirono la valle dell’Isonzo fino a Caporetto senza praticamente incontrare resistenza.

Contemporaneamente, dopo aver risalito la dorsale del vecchio confine sul Kolovrat, conquistarono il Matajur il 26 ottobre e sciamarono nelle Valli del Natisone ed imboccarono la Val Resia con le truppe operanti da Plezzo.

Ogni valoroso tentativo di fermare gli attacchi fu vano. Il 27 ottobre gli austro-tedeschi entrarono a Cividale e poi dilagarono nella pianura friulana.

La battaglia di Caporetto era al suo culmine!

Per salvare il salvabile, il generale Cadorna, personaggio chiave della Prima Guerra Mondiale, ordinò la ritirata delle proprie truppe prima sul Tagliamento e poi sul Piave. Costrinse così i soldati italiani ad abbandonare la Bainsizza e il Carso per mettersi in salvo oltre il fiume Piave.

 

 

 

 

Con l’arrivo degli austro-tedeschi nella pianura friulana ci fu la perdita di Udine, il 28 ottobre 1917.  Anche le truppe operanti in Carnia, sulle Dolomiti e sulle montagne trentine fino in Valsugana furono costrette a ripiegare su una nuova linea di resistenza. Arretrarono fino a Valstagna, sul Massiccio del Monte Grappa e lungo il Piave.

All’esercito in ritirata in disordine si aggiunse una massa enorme di profughi che abbandonarono le proprie case. Intasarono le strade della ritirata verso il Tagliamento ed il Piave.

Qualcuno, però, riuscì eroicamente a rallentare l’avanzata dell’Esercito austro-tedesco.

Ricordiamo la cavalleria italiana a Pozzuolo del Friuli.

 Il giovane mitragliere che a Sella di Canebola si oppose alle forze nemiche.

 I soldati della Battaglia della Lavia. 

Il sergente mitragliere Angiolo Zampini, sacrificatosi per salvare la popolazione civile non ancora sfollata.

Noi abbiamo deciso di ricordare di questi giovani combattenti. Diamo loro merito e riconoscimento in una collana di libri dal titolo“Oscuri Eroi”.

Ed è in loro onore che non ci sentiamo di parlare in termini di “disfatta” o “sconfitta” di Caporetto ma la vogliamo ricordare come una battaglia in cui nessuno si è mai veramente arreso al nemico.

Continuando la nostra ricerca, abbiamo deciso anche di pubblicare i Diari Parrocchiali. Essi ci riportano  la memoria storica e la narrazione di questo dramma collettivo e, grazie ad un quotidiano aggiornamento, documentano la tragedia vissuta dalla popolazione friulana.

(Ringraziamento a Guido Aviani Fulvio e Santo Montalto per le parole “prese in prestito”…)

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